RUBRICA "KUTUBIYYA": "AL TAYAR" DI MARIO VATTANI, IN BALIA DELLE CORRENTI DELLA VITA

 

La rubrica "Kutubiyya" ci conduce per la prima volta in Egitto grazie alle coinvolgenti pagine di un romanzo pubblicato cinque anni fa: Al Tayar - La corrente (Mondadori, Strade Blu). L'autore non è arabo, ma italiano e si chiama Mario Vattani*, classe 1966.

Per chiunque abbia avuto occasione di trascorrere un periodo della propria vita al Cairo, e non soltanto come semplice turista, questo bel libro non può che rivelarsi sorprendentemente evocativo. Tra le sue pagine io ho ritrovato la stessa identica città conosciuta una quindicina di anni fa, lo stesso caos devastante, gli identici struggenti tramonti, colori, odori,  profumi di sempre.

[…] il tappeto sonoro della città, un fruscio ininterrotto come quello dello schermo di un vecchio televisore senza canali, un tessuto che ci sovrasta, tenuto insieme dal contrappunto di migliaia di clacson, di un’infinità di auto, di camion, le sirene delle ambulanze, lo sferragliare delle betoniere, degli autobus, e poi le motociclette, i trattori, il fumo nero della nafta bruciata che soffia su dai tubi di scappamento arrugginiti e si va ad aggiungere alle tenebre sopra di noi, senza stelle, senza luna.”

La città del Cairo è così: la si odia o la si ama. O entrambe le cose, in un alternarsi, spesso contrastante, di sentimenti e stati d’animo suscitati da questa frenetica metropoli moderna dal cuore antico. 
Alex, il protagonista di origine italiana di Al Tayar, sceglie di amarla in verità fin da subito, catturato da un fascino ambiguo a cui si è voluto aggrappare in cerca di una possibile salvezza e redenzione. Approda casualmente nella capitale egiziana per ripagare un debito contratto con un giro di gente poco raccomandabile; il suo lavoro interrotto da fotografo è rimasto forse a Londra o nell’Estremo Oriente, tra le insoddisfazioni e le delusioni di una vita sì giovane ma già pesantemente vissuta. Ad attenderlo al Cairo, in mezzo al sudicio frastuono delle sue strade, persone non certo migliori di coloro per cui deve fare una consegna illegale di farmaci, ma tra le quali lui sembra trovare all’improvviso una sua giusta dimensione, al punto da chiedere di restare sul posto a lavorare per loro. 
Eppure dietro la facciata pulita e l’odore pungente di disinfettante della clinica di al Maadi, Mohamed, Ahmed, Khaled e altri celano affari tra i più sporchi e turpi che possano esistere e che non tarderanno a bussare alla coscienza di Alex, il quale capirà presto che il suo nuovo lavoro non consiste soltanto nel recarsi all’aeroporto ad accogliere ricchi pazienti inglesi che hanno pagato cifre strabilianti per un trapianto che possa salvare loro la vita. Da dove, e soprattutto da chi, provengono gli organi trapiantati? È proprio tutto così semplice e filantropico come qualcuno cerca sbrigativamente di dipingere l’intera questione? 

In un crescendo di suspense e colpi di scena ben dosati, la penna di Mario Vattani, diplomatico non nuovo alla narrativa, con grande maestria dà vita a un noir che intreccia lunghe giornate assolate e notti insonni ancor più interminabili, dove i concetti di bene e male si rincorrono spesso lungo confini poi non così marcati. 

Una scrittura, a livello formale, perfetta, solida, per nulla incline a comode semplificazioni linguistiche oggi purtroppo in voga; a livello sostanziale, piacevolmente coinvolgente (tant’è che non si avverte nemmeno la mole delle pagine) e d’una scorrevolezza che è pari a quella del Nilo, la cui corrente, come già anticipa il titolo del libro, affascina e quasi ipnotizza il nostro protagonista. 

“Per la prima volta mi trovo all’altezza del fiume, e resto incantato dalla sua massa immensa. I miei passi risuonano sulle tavole, e sento nelle narici l’odore di quella superficie buia e fluttuante, punteggiata da mille riflessi di luce. A meravigliarmi non è solo il profumo di umidità, di fango, di natura, ma soprattutto l’idea che quello stesso profumo, come un vapore invisibile che si è andato costituendo particella per particella, ha attraversato il continente africano per migliaia di chilometri.” 

E proprio da questa corrente, grande metafora della vita, si lasciano trascinar via ineluttabilmente tutti i personaggi, ciascuno ben delineato, tra cui spiccano, in particolare, le figure femminili principali (Amal, Noura, Nawal) che rispecchiano alla perfezione la tipologia delle donne in un Paese arabo: da quelle che sono velate e (mica tanto) pudiche a quelle che, con buona pace di tutti i nostri cliché preconfezionati sull’argomento, vivono pressoché all’occidentale con i capelli rigorosamente al vento; a tal proposito, un meritato plauso deve essere tributato a chi ha scelto l’immagine di copertina, finalmente lontana da scontati e prevedibili volti femminili muniti d’islamico hijab**, se non addirittura del più intrigante niqab*** che, come dimostrato nel tempo, aiuta a vendere un maggior numero di copie specie quando si tratta di presunti casi editoriali di poca sostanza.

Mario Vattani (fonte immagine: https://www.mariovattani.it/bio/)

Scritto con grande passione e dovizia di particolari, Al Tayar è un bellissimo romanzo che un autore digiuno del Cairo non avrebbe mai potuto mettere nero su bianco; si sente che Vattani ha vissuto la città nel profondo, l’ha fatta propria (persino linguisticamente!), forse l’ha amata come il suo Alex e, chissà, anche odiata nei giorni più grevi e insopportabili. In fondo, è lei l’altra grande protagonista, questo immenso, tentacolare agglomerato urbano dal colore del deserto e che il deserto intorno sembra voler ormai divorare, con i suoi labirinti di sopraelevate, il traffico disordinato e incessante, la selva di antenne satellitari sulle terrazze, ma anche i suoi angoli che paiono oasi fuggite dal caos cittadino, come la collina del Muqattam, dove sorge la Cittadella con la Moschea di Muhammad ‘Ali (uno dei luoghi più belli che io stessa abbia mai visto), o il complesso di al Azhar. Una città che incanta e rapisce l’anima quando scende la sera sul Nilo e dai minareti s’alzano all’unisono le voci dei muezzìn, ma che può anche precipitare negli inferni più oscuri come accade nel drammatico epilogo della vicenda narrata. 

Punteggio pieno con lode!

Al Tayar di Mario Vattani, Mondadori, 2019 - pagine 329, isbn 9788804712312, € 20,00

Laura Vargiu 

Per la lista delle precedenti recensioni della rubrica "Kutubiyya" cliccare qui: https://ilpontedelleparole.blogspot.com/p/rubrica-kutubiyya.html

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 Note: 

* Per leggere la nota biobibliografica completa di Mario Vattani si rimanda al sito internet dello scrittore, lo stesso da cui proviene l'immagine pubblicata sopra: https://www.mariovattani.it/bio/.
 
** Hijāb:  tradizionale velo islamico femminile, ampiamente diffuso.
 
*** Niqāb:  rispetto al precedente, copre il viso della donna lasciando soltanto una fessura per gli occhi.


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