RUBRICA "KUTUBIYYA": "LA SPOSA YEMENITA" - UN LIBRO A FUMETTI OLTRE LE FRONTIERE DEL PREGIUDIZIO (e un omaggio poetico)

 

Riprendiamo finalmente la nostra rubrica "Kutubiyya"
Dopo al-Andalus e la Palestina, cambiamo totalmente zona e giungiamo nel povero, martoriato, dimenticato Yemen grazie a una pubblicazione di qualche anno fa, ma sempre validissima per imparare qualcosa su questo Stato ai margini (in ogni senso, purtroppo) del mondo arabo. 
Un tempo conosciuto - come ci ricorda la sinossi in quarta di copertina - per i rapimenti di turisti stranieri, lo Yemen è da ormai più di sette anni teatro di un conflitto ancora in corso dal bilancio estremamente disastroso con centinaia di migliaia di vittime civili, di cui buona parte bambini (secondo stime ONU). Una catastrofe umanitaria a pieno titolo che ha reso ancora più precarie le già difficili condizioni di vita precedenti. Un Paese che non avremmo dovuto dimenticare, le cui sofferenze, invece, abbiamo volutamente ignorato in nome dei profitti dell'industria bellica anche nostrana dal momento che, come noto, le armi e le bombe (o per lo meno una parte consistente di esse) con cui gli aggressori saudiani hanno finora colpito la popolazione inerme sono state prodotte proprio nella pacifica Italia che, a detta della nostra carta costituzionale, ripudia la guerra.  Sed pecunia non olet...

La sposa yemenita di Laura Silvia Battaglia e Paola Cannatella, BeccoGiallo Editore, 2017 - pagine 128 (a colori), ISBN 9788899016364, € 16,00

Al seguente link, sul sito della casa editrice, la pagina dedicata all'opera: https://www.beccogiallo.it/prodotto/la-sposa-yemenita/

 
Bandiera yemenita
 
Scritto da Laura Silvia Battaglia e disegnato da Paola Cannatella, La sposa yemenita è un libro a fumetti decisamente insolito e originale, considerato l'argomento trattato: lo Yemen, appunto. 

Da sempre terra di estrema povertà, ma ricca di fascino e profonde contraddizioni, essa continua a essere vittima di una guerra per lo più dimenticata - soprattutto adesso che i riflettori internazionali sono puntati verso l'Ucraina - che prosegue nel più totale disinteresse da parte dei media e dell'Occidente in generale.

Laura Silvia Battaglia è una reporter, nonché conduttrice radiofonica su Rai Radio3 (per ascoltarla: Radio3 Mondo), la quale conosce bene il Paese in questione; il suo racconto, dunque, prende le mosse da un vivere quotidiano sul posto che, come spesso accade, porta a una conoscenza senza filtri di persone e realtà socio-economiche che altrimenti difficilmente si potrebbe avere. E vedere qualcosa con i propri occhi, si sa, aiuta a comprendere meglio, a mutare prospettiva e a spazzar via quei pregiudizi sulla cui base, purtroppo, si finisce troppo spesso per ragionare.

Sono tanti gli episodi che l'autrice documenta attraverso le incisive tavole della Cannatella: da una sorprendente festa di nozze (della durata di ben tre giorni, durante i quali donne e uomini festeggiano rigorosamente separati) alle pacate e preziose conversazioni su questioni teologiche con lo sheikh* di una importante moschea locale, dalla vexata quaestio del ruolo della donna nella società islamica al problema dei bambini yemeniti trafficati e trafficanti** al confine con l'Arabia Saudiana, dal dramma dei bombardamenti dei droni, che oltre ai bersagli ricercati dalla CIA colpiscono di frequente anche gli innocenti, a quello degli attentati terroristici che mietono numerose vittime persino negli stessi stati musulmani; non a caso, colpisce in modo particolare lo scenario di morte ritratto nelle pagine dedicate proprio agli attacchi suicidi, dove, tra sangue nero impresso sull'asfalto e odore di carne bruciata, decine di scarpe spaiate testimoniano la voragine della follia umana inducendo a riflettere che “la vita è un cammino in cui, a un certo punto, qualcuno può vietarti di calzare le scarpe”. 

Sullo sfondo, affascinante e misteriosa, la capitale Sana'a, quella “Venezia selvaggia sulla polvere” che tanto sedusse il nostro Pier Paolo Pasolini, con la magia senza tempo della sua architettura straordinaria, delle vie della sua città vecchia annoverata tra i monumenti patrimonio mondiale dell'Unesco, delle voci dei muezzìn intrecciate nell'adhān*** che, dall'alto dei minareti delle moschee, si ripete cinque volte al giorno. Per quanto mi riguarda, non sono mai stata nello Yemen, ma mi sono comunque ritrovata nelle percezioni e descrizioni della Battaglia ripensando ai miei periodi trascorsi qua e là nel Vicino Oriente poiché certe atmosfere, come quelle create da una sorta di canto che si spande dalle moschee, sono destinate, come un'esperienza mistica, a restare impresse nel cuore.

Un bellissimo libro per davvero, un reportage a fumetti denso di umanità ed emozioni. Un invito a superare, e possibilmente ad abbattere, le tristi barriere imposte da stereotipi, pregiudizi e paure che complicano inutilmente l'esistenza compromettendo, ahinoi!, la pace e la reciproca conoscenza tra i popoli. 
 
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Per concludere il discorso sullo Yemen, al di là del volume sopra proposto, riporto la mia poesia intitolata Non fa rumore il pianto d'un bambino, tratta dalla omonima raccolta (Edizioni Migr-Azioni, 2020) pubblicata a seguito del primo posto assegnato proprio a quel testo nell'ambito della III edizione del Premio Internazionale "I versi non scritti..." di Teverola (CE), sez. poesia in lingua italiana.

Una poesia, premiata pure in altri concorsi letterari, che ho composto nel 2018 e dedicato al dramma dimenticato dello Yemen e del suo popolo. Si auspica che possa giungere la pace, per tutti quanti.

Non fa rumore il pianto d’un bambino  
che sanguina fra mille sparute stelle
né di una madre il grido di dolore
che pur ferisce l’infinita notte d’una terra
dov’è tramontata ormai l’alba
e il vuoto nome di Dio riempie
i crateri affamati delle bombe
 
Soltanto voci e gemiti sommessi 
attraverso i radi annoiati spiragli
dei nostri notiziari stanchi
s’ammucchiano a manciate
nel silenzio dell’indifferenza
mentre si sgretola l’antica terra di Saba
lungo le piste obliate del sogno
 
E così pure le sue fragili torri color ocra 
e i profumi arcani d’incenso e spezie
sotto l’aguzzina pioggia di fuoco 
con cui unte di petrolio e sangue
nuove mani di predoni spengono la vita
a chi mendica la speranza  – o l’illusione –
di un raggio tiepido di sole 
 
Anche la luce mutilata della luna 
in questo martirio d’ombre s’oscura
come per dar anestetizzata requie
alla sorda coscienza del mondo
che distrattamente si risveglia ogni mattino
senza che nel cuore faccia più rumore
nemmeno il pianto d‘un bambino.

Laura Vargiu

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 Note: 

Sheikh: letteralmente, "vecchio, anziano". Il termine indica anche una personalità di riguardo non necessariamente anziana, come nel campo degli studi religiosi. Da questa parola araba deriva il nostro "sceicco".

** Bambini yemeniti trafficati e trafficanti: si segnala questo articolo del 2016 firmato dalla stessa Laura Silvia Battaglia.

***Adhān: il richiamo alla preghiera, da parte del muezzìn; la preghiera è uno dei cinque pilastri dell'Islām.

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