RUBRICA "KUTUBIYYA": "LA STAGIONE DELLA MIGRAZIONE A NORD" DI TAYEB SALIH


Dopo tanto tempo, proviamo a far ripartire la rubrica "Kutubiyya" attraverso le pagine di un romanzo che ci porta in Sudan, Paese dalla storia politica alquanto travagliata* (come ci ha raccontato anche la cronaca di questi ultimi anni) che fa parte a pieno titolo della Lega araba e la cui popolazione è per la maggior parte arabofona e di fede islamica; diffusa, tuttavia, è la presenza di minoranze etniche autoctone della Valle del Nilo.

Il libro in questione è il romanzo La stagione della migrazione a Nord, pubblicato nella seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso a Beirut, dello scrittore arabo-sudanese Tayeb Salih (1929-2009)**; esso viene considerato uno dei più importanti romanzi arabi del Novecento. Secondo Edward Said, noto critico letterario americano-palestinese, è uno dei più belli in assoluto, come evidenzia nella sua postfazione Francesco Leggio che ne curò la traduzione dall’arabo per la casa editrice Sellerio negli anni Novanta.

Notevole la diffusione di questo libro non soltanto all'interno del mondo arabo, ma anche a livello internazionale come dimostra il gran numero di traduzioni (una trentina) e ristampe in circolazione che lo hanno ormai reso un classico della letteratura araba moderna. Inoltre, esso s’inserisce nel filone di quella che è stata definita letteratura postcoloniale; non a caso, di colonialismo si parla abbondantemente in queste pagine, così come di decolonizzazione.

Tayeb Salih (fonte immagine: Wikipedia)
 
L’ambientazione è appunto sudanese e la trama animata da diversi personaggi, primi fra tutti quello di un anonimo narratore che, dopo una assenza di sette anni, dall’Inghilterra fa ritorno al proprio villaggio sull'ansa del Nilo, in Sudan appunto, e quello del misterioso, nonché ambiguo, Mustafà Sa'ìd che scompare infine durante una piena del grande fiume; di quest'ultimo si svela a poco a poco la vicenda (sarà lui stesso a raccontarla), attraverso la quale l'autore affronta appunto il tema dell'identità, del ritorno alle radici e del rapprorto Oriente-Occidente o, se si preferisce in questo caso, Nord-Sud. Le parole che Tayeb Salih mette in bocca ai suoi personaggi risultano particolarmente significative:

“[…] Lì è come qui, né meglio né peggio, ma io sono di qui, così come la palma che sta nell’atrio di casa nostra è cresciuta in casa nostra e non d’altri. Che siano venuti in casa nostra, non so perché, vuol forse dire che ci dovremmo avvelenare il presente e il futuro? Usciranno dai nostri paesi, presto o tardi, come molti popoli della storia sono usciti da molti paesi. Le ferrovie, le navi, gli ospedali, le fabbriche e le scuole saranno nostri e noi parleremo la loro lingua senza nessun senso di colpa né di riconoscenza. Saremo come siamo: gente comune, e se saremo menzogne saremo menzogne di nostra propria invenzione.”  (Narratore)

 E ancora:

“[…] Le navi hanno solcato le acque del Nilo per la prima volta portando i cannoni, non il pane, e le ferrovie sono state costruite in primo luogo per trasportare i soldati. Hanno fondato le scuole per insegnarci a dire “sì” nella loro lingua. Ci hanno portato il germe della più grande violenza europea di cui il mondo non aveva mai visto l’eguale, quella della Somma e di Verdun, il germe di un male assassino che li ha colpiti più di mille anni fa. Sì, signori, sono venuto a voi da conquistatore fin dentro casa vostra. Una goccia del veleno che avete iniettato nelle vene della Storia. Io non sono Otello. Otello era una menzogna”. (Mustafà)

La stagione della migrazione a Nord è un romanzo duro, per certi versi inquietante e, senza dubbio, anche molto complesso (sia per i suoi contenuti sia per la struttura narrativa che procede attraverso richiami, anticipazioni, piani temporali sfalsati); nonostante tale complessità generale, l'affascinante scrittura di Salih sa mantenere vive l'attenzione e la curiosità del lettore. Lo stesso villaggio d'origine, per chi vi fa ritorno, può assumere i contorni di un mondo estraneo e forse anche ostile, mentre passato, presente e futuro si intrecciano lasciando troppi interrogativi senza risposta e questioni aperte  prive soluzione.
Curioso e appropriato l'accostamento al celebre romanzo Cuore di tenebra e infatti, a mio parere, la nota esclamazione di uno dei personaggi di Conrad («L'Orrore! L'Orrore!») può ben adattarsi anche a quanto a un certo punto viene raccontato; del resto, la storia narrata da Salih - quella di un nero che arriva nel vecchio continente - sembra capovolta rispetto a quella narrata da Conrad ed espone come una sorta di reazione all'imperialismo occidentale, anzitutto sul piano sessuale. Anche la presenza del grande fiume, dispendatore di vita e morte al tempo stesso, finisce per accomunare questi due grandi romanzi.
Nel complesso, un'ottima lettura, anche se, in verità, non la consiglierei come primo avvicinamento al mondo arabo-islamico.
 
La stagione della migrazione a Nord di Tayeb Salih, traduzione di Francesco Leggio  Sellerio Editore, 2011, ISBN 9788838925337 - pagine 182, (precedente edizione del 1992)€ 14,00

Laura Vargiu

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 Note: 

Il Sudan ebbe l'indipendenza dal Regno Unito nel 1956; per la precisione, quello che dalla fine dell'Ottocento gravava sul Paese era un "condominio" anglo-egiziano, sebbene lo stesso Egitto fosse un protettorato britannico.
 
** Morì a Londra, dove aveva anche proseguito gli studi universitari e lavorato per la BBC. È stato uno scrittore molto popolare, autore  di racconti e altri romanzi. La casa editrice Sellerio, nel 2013, ha anche pubblicato Le nozze di al-Zain.

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