RUBRICA "KUTUBIYYA": "LA CASA DELLA MOSCHEA" DI KADER ABDOLAH

"Alef Lam Mim. C’era una volta una casa, una casa antica, che si chiamava “la casa della moschea”.
Era una grande casa, con trentacinque stanze. Lì, per secoli, famiglie dello stesso sangue avevano vissuto al servizio della moschea.
Ogni stanza aveva una funzione e un nome corrispondente a quella funzione, come la stanza della cupola, la stanza dell’oppio, la stanza dei racconti, la stanza dei tappeti, la stanza dei malati, la stanza dellenonne, la biblioteca e la stanza del corvo. La casa sorgeva dietro la moschea, addossata al suo muro. In un angolo del cortile una scala di pietra portava al tetto piatto, dal quale si poteva raggiungere la moschea. [...]"

I drammatici fatti delle ultime settimane rendono doveroso che la rubrica "Kutubiyya" lasci per il momento il mondo arabo e giunga in Iran, terra anch'essa di Islam* ricchissima di storia e cultura, attraverso le pagine di un bellissimo romanzo pubblicato in Italia dalla casa editrice indipendente Iperborea nel 2008 e da cui è tratto l'incipit riportato sopra: La casa della moschea.

Scritto dall’iraniano Kader Abdolah**, esule in Olanda, il libro racconta un pezzo di storia recente della Persia attraverso le vicende, ora liete liete ora drammatiche, di una grande e rispettata famiglia, custode da generazioni di un’antica moschea in una cittadina della regione centrale del paese, Senjan. Dalla fine degli anni Sessanta con lo sbarco sulla luna fino alla guerra contro l’Iraq, passando per le tumultuose vicende legate alla caduta dello scià Reza Pahlavi*** e alla nascita della Repubblica islamica di Khomeini*** nel 1979, il lettore si ritrova immerso nell’atmosfera della grande casa addossata al muro della moschea, dove la vita dei suoi abitanti segue il proprio corso tra ordinaria quotidianità e rispetto delle tradizioni, senza che manchino eventi bizzarri, tresche e amori più o meno leciti.

Iran - Foto © Velia Carbonini e Giuseppe Bottali
  

Fra tutti, spicca il personaggio di Aga Jan, il ricco mercante di tappeti a capo del bazar cittadino, colonna portante della casa, anche quando in tanti, troppi, dispersi dal vento inquieto del destino, l’avranno ormai abbandonata; la sua si rivela una figura carica di saggezza, profonda umanità e dignità, commovente e indimenticabile allorché, “pater dolorosus”, va alla ricerca di una caritatevole sepoltura per il figlio giustiziato dal nuovo regime degli āyatollāh****. Molto bello anche il personaggio del nipote Shahbal, nel quale s’intravede l’alter ego dello stesso scrittore, così come risultano impagabili quelli delle nonne e altri solo in apparenza minori. Tutt’intorno una natura incantata, altamente poetica e tutt’altro che inanimata, che fa da giusta cornice alle vicende narrate: il giardino con al centro la vasca esagonale piena di pesci, il vecchio corvo dall’età indefinita, forse addirittura centenario, le cicogne che fanno il nido su uno dei minareti della moschea, il vento che scende dalle montagne, il fiume che si porta via le lacrime silenziose di Aga Jan…

Iran - Foto © Velia Carbonini  e Giuseppe Bottali
Iran - Foto © Velia Carbonini e Giuseppe Bottali
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Un’opera straordinaria ed emozionante che racchiude in sé tutto il fascino e la magia dei racconti d’Oriente, nonché la nostalgia di chi è costretto all’esilio; pagine intense in cui passato e presente s’intrecciano con leggerezza, mentre l’Islam, quello autentico, ha il sapore delle feste di primavera e il volto umano di qualsiasi religione di pace.  

Un romanzo indimenticabile che rischia di restare nel cuore del lettore!

Questa, sul sito web della casa editrice, la pagina dedicata alla pubblicazione (di cui è possibile trovare copia in numerose biblioteche): 

https://iperborea.com/titolo/163/la-casa-della-moschea 

Ringrazio di cuore gli amici Giuseppe Bottali e Velia Carbonini, autori delle suggestive immagini qui pubblicate, tratte dall'archivio fotografico del loro viaggio in Iran di qualche anno fa.

"Kutubiyya", in seguito, non potrà non ritornare, grazie ad altri libri interessanti, in questo Paese dalla storia contemporanea a dir poco travagliata.

La casa della moschea di Kader Abdolah, Iperborea, 2008 (traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo) - pagine 512, ISBN 9788870911633, € 18,50

Laura Vargiu

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 Note: 

* Da secoli, la forma di Islam qui prevalente è quella dello sciismo, la cosiddetta eterodossia. La divisione tra sunnismo e sciismo risale ai primissimi decenni della storia islamica dopo la morte del Profeta Muhammad (632 d. C.) e si fonda su motivazioni più politiche che dottrinali che non è il caso di esaminare in questa sede. Si sappia che per gli sciiti soltanto 'Ali, cugino e genero del Profeta, e i suoi discendenti sarebbero i legittimi successori di quest'ultimo alla guida della ummah, cioè la comunità musulmana. Suddivisa al suo interno in diversi rami (il principale è quello dei duodecimani), la shi'ah (letteralmente, la "fazione" di 'Ali) costituisce la componente minoritaria all'interno del mondo islamico in generale (circa il 10-15 %); in alcuni Paesi, come Iraq e ancor più Iran, gli sciiti rappresentano la maggioranza della popolazione, mentre in altri si riducono a una presenza decisamente minoritaria, seppur variabile a seconda delle zone.
 
** Si riporta la nota biografica dell'autore così come pubblicata sul sito di Iperborea:  Kader Abdolah, nato in Iran nel 1954, perseguitato dal regime dello scià e poi da quello di Khomeini, rifugiato politico in Olanda dal 1988, è diventato uno dei più importanti scrittori di questo Paese, costantemente nella lista dei best-seller. Con Scrittura cuneiforme conquista il pubblico internazionale. La casa della moschea, votato dai lettori olandesi come la seconda migliore opera mai scritta nella loro lingua, è Premio Grinzane Cavour 2009. Tutti suoi romanzi sono pubblicati in Italia da Iperborea. 
 
***    Mohammad Reza Pahlavi: ultimo scià di Persia, dal 1941 al 1979. Ruḥollāh Moṣṭafāvī Mōsavī Khomeynī: guida suprema della Repubblica dal '79 al 1989, anno della sua scomparsa. Tristemente nota la sua sentenza di condanna a morte ai danni, a fine anni Ottanta, dello scrittore indiano Salman Rushdie, colpevole - a detta dei più intransigenti - di blasfemia.
 
****   Āyatollāh: letteralmente, "segno di Dio". Antico titolo onorifico nell'ambito del mondo sciita, attribuito ai maggiori giuristi. In Iran divenne di uso comune sin dagli anni Quaranta del secolo scorso, sino a giungere a designare una delle massime cariche al vertice della Repubblica islamica iraniana, sorta nel 1979. 

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