Il 10 febbraio del 1983 moriva a
Milano Vittorio Sereni; era nato a Luino, sul Lago Maggiore, nel luglio
di quasi settant’anni prima.
Poeta, scrittore, traduttore,
egli è stato un grande protagonista di quello straordinario Novecento
letterario di cui, oggi, non si può non avere nostalgia.
Lo ricordiamo attraverso le
pagine di una piccola pubblicazione di gran pregio che l’editore pistoiese Fabrizio
Zollo ha voluto dedicargli con le sue Edizioni Via del Vento sul finire del 2000: Taccuino d’Algeria (1944).
«Umida sera dell’inverno
algerino. Buio pesto dalle 18 nel campo di concentramento, ma tutti svegli
nelle tende ad aspettare l’anno nuovo. L’accampamento è su un pendio fangoso
per le piogge torrenziali dei giorni scorsi. La nostra tenda è nella parte più
alta. Il buio è rotto dai fari delle torrette di vigilanza agli angoli del
campo; ad ogni torretta un marocchino armato. Più su, in posizione dominante
fuori dal recinto, una casa di campagna stanotte eccezionalmente illuminata. I
suono d’un radiogrammofono sovrastano il brusio della gente sveglia nel campo.
Gli americani hanno fatto baldoria fino a mezzanotte e oltre».
Prende così avvio questo taccuino
datato, fin dal titolo, 1944. Esso testimonia l’esperienza dell’autore nei campi di prigionia in
Africa settentrionale, dopo essere stato catturato (come ufficiale di fanteria) dagli Alleati
sbarcati in Sicilia nell'estate dell’anno precedente.
Si tratta di dieci brani, brevi e brevissimi, che si riferiscono, come detto, all'intero '44, ma la cui effettiva stesura non si sa a quando risalga con esattezza; di certo, sono stati riportati in origine, non privi di correzioni, in un'agenda della metà degli anni Cinquanta. Quindi, tali prose «non preparano [...] le poesie del Diario d'Algeria» sottolinea nella sua nota di chiusura il grande e compianto critico letterario Dante Isella (1922-2007), curatore di questo volumetto nonché già curatore della raccolta poetica di Sereni uscita ne I Meridiani di Mondadori (1995) «con cui intrattengono un rapporto assai stretto, ma ne sono una sorta di commento e di variazione a posteriori».
Memorie del periodo trascorso, presumibilmente in mano francese, all'interno di campi di segregazione tra Algeria e Marocco, sotto cieli talvolta di pioggia noiosa, talaltra di notti straordinariamente limpide grazie a cui si impara a conoscere l'ora dalla posizione delle stelle. Il poeta non parla di
condizioni di vita disumane, tant'è che si ritrae una sorta di equilibrio tra loro prigionieri e i custodi del campo, nel
senso che qualche libertà di movimento nei dintorni veniva pur concessa.
Sereni segnala (brano n. VIII) anche la presenza di campi per
prigionieri tedeschi, poi scomparsi, che passavano per andare al bagno cantando inni e
marce militari: «Spenti noi, vivi loro? Ma questo era appena un ricordo, il ricordo di un anacronismo»; dallo stesso brano si può trarre un'altra significativa citazione di rassegnata amarezza: «L'essere fuori dal mondo e dalla guerra fu vissuto a partire da un certo punto come uno stato permanente».
Dopo la prima parte, costituita da questi dieci brani che offrono senza dubbio un'interessante e suggestiva lettura, la seconda si compone di un unico testo in prosa a sé stante dal titolo Male del
reticolato, datato in calce 1945: una manciata di pagine anch'essa di particolare interesse che, sempre prendendo le mosse da un episodio avvenuto in
uno dei campi di prigionia (la morte di un compagno poeta), dà occasione di esprimere serie
e disincantate considerazioni sulla poesia.
«[...] un male si è insinuato in questi versi. Lo chiamerò male del reticolato» annota Sereni puntando il dito contro quella furia di dire che probabilmente non renderà più comprensibili i versi figli di quel male a chi non abbia vissuto la medesima esperienza. Concludiamo con un'ampio stralcio che rischia forse di avere un sapore stranamente attuale e, pertanto, merita ancor più di essere oggetto di riflessione:
«Ecco: noi, inchiodati qui dentro, non sappiamo quali strade batta oggi la poesia, forse non ce lo siamo chiesti fino ad ora. Anzi: non ci è capitato talvolta di pensare ad essa come a una futile ed egoistica operazione condotta sornionamente ai margini del campo di battaglia?
Stile, ricerca, sintassi... che buffe parole, quando tutto proclama che "la parola è oggi al cannone"... Forse i poeti sono i primi a sentirne il disagio e, nella guerra generale, contro questo disagio s'appunta la loro guerra. Che si combatte in due modi: assecondando il disagio fino a soffocarlo nel ripudio delle certezze di ieri; superandolo (ma è un modo assai più raro) col difendere le certezze.
Certo, di questi tempi, sentimenti bruti e indifferenziati s'impongono. E il vocabolario s'assottiglia a poche parole evidenti per tutti. E lo stile non è più - se non per quei pochissimi - un problema. È il tempo degli anonimi, dei volgarizzatori: una nobile, inconfondibile cadenza può con disinvoltura applicarsi a certa materia immediata.
E magari torna in onore la rima, in falsi modi popolareschi, per quel tanto di comodo che essa può offrire una volta che si sia avviati ad usarla; oppure il cosiddetto verso libero perde del proprio rigore e torna libero davvero; se non, addirittura, sfrenato».
Una pubblicazione preziosa, questa delle Edizioni Via del Vento, che rende omaggio alla scrittura e alla vicenda personale di Vittorio Sereni, poeta da riscoprire partendo proprio da quel meraviglioso Diario d'Algeria (1947) che, a giudizio di Isella, «resta uno dei più bei libri di versi del Novecento».
§ § §
Taccuino d'Algeria (1944) di Vittorio Sereni, a cura di Dante Isella, volumetto
n° 21 collana «Ocra gialla», Edizioni Via
del Vento, 2000 – isbn 8887741123, pagine 32, € 4,00
Come tutti i titoli per i quali vi sia ancora disponibilità di copie, il volumetto può essere
acquistato attraverso le librerie (tradizionali e online) oppure ordinato direttamente alla casa editrice:
sito web: http://www.viadelvento.it/
e-mail:
info@viadelvento.it
pagina
Facebook: https://www.facebook.com/viadelvento/?locale=it_IT
Qui
la
pagina dedicata alla pubblicazione sul sito delle Edizioni Via del Vento.
Di seguito,
invece, il link per aprire la lista completa dei titoli della collana «Ocra gialla»:
https://www.viadelvento.it/catalogo/collana.php?collana=2
Si ricorda che soltanto a questa collana dedicata alle prose inedite e rare del secolo scorso, da tempo l'unica attiva tra le quattro della casa editrice toscana, è possibile sottoscrivere un abbonamento; per maggiori informazioni si rimanda al post pubblicato su questo blog lo scorso un paio di mesi fa.
Laura Vargiu
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