RUBRICA "BEI MONDSCHEIN": LUDWIG BECHSTEIN, UNA VOCE DAL CUORE DELLA TURINGIA
a cura di Anna Maria Ferrari
Oggi vi porto in Turingia, nota anche come Das grüne Herz Deutschlands (Il cuore verde della Germania) per via delle sue fitte foreste, alla scoperta di un personaggio non molto conosciuto in Italia. In realtà ho già accennato a lui nell’articolo precedente – se ve lo foste perso, potete rileggerlo qui – ovvero: Ludwig Bechstein.
Ludwig Bechstein (litografia di G. Bach secondo un disegno di Samuel Diez) |
Ludwig Bechstein nasce a Weimar il 24 novembre del 1801; è figlio illegittimo di un ufficiale francese e la madre lo manda all’età di circa otto anni a vivere da suo fratello e la cognata presso Meiningen. Sono gli zii, perciò, a occuparsi della sua istruzione e della sua educazione e, per scelta dello zio, il giovane Ludwig viene indirizzato agli studi di botanica e zoologia. Tuttavia la letteratura e la scrittura lo conquistano presto e nel 1823 pubblica una prima raccolta di fiabe, Thüringische Volksmärchen (Fiabe popolari della Turingia), che viene molto apprezzata dal giovane duca di Sassonia-Meiningen.
Foto © Anna Maria Ferrari |
Il duca gli assegna una borsa di
studio triennale grazie alla quale Bechstein può studiare alle
università di Monaco e Lipsia. Tornato a Meiningen, viene nominato
archivista e bibliotecario di corte, carica che ricopre fino alla
morte avvenuta il 14 maggio del 1860.
Il suo nome è legato soprattutto alle fiabe e alle saghe tedesche, ma è stato un autore prolifico che si è cimentato anche in poesie, diari e resoconti di viaggio, romanzi e racconti storici. Proprio per quanto riguarda questi ultimi segnalo un libro pubblicato da Mondadori nel 1992, intitolato Storie di streghe nella traduzione di Tiziana Gislimberti. Grazie al suo lavoro di archivista e bibliotecario, Bechstein ha accesso a documenti storici antichi e consulta gli atti di processi a carico di donne accusate di stregoneria tra il XVI e il XVIII secolo.
Il volume di queste Hexengeschichten, apparso nel 1854, non ha una grande fortuna di pubblico, nonostante Bechstein sia all’epoca già molto conosciuto. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che i lettori non riescono a cogliere e ad apprezzare lo spirito dell’opera. Infatti, Bechstein non si limita a trasportare i semplici fatti storici, ma “la sua vena artistica trasforma invece la storia dei fatti, la cronaca, in fatti di storia, in storie narrate secondo la convinzione tardo-romantica della rappresentabilità del reale tramite i mezzi della fantasia.” *
Forse è una lettura che resta meno impressa rispetto alle fiabe, però posso dire che è piacevole e che i fatti storici sono ben mescolati agli aspetti fantastici, tanto che non si avverte la distinzione tra gli uni e gli altri. Per chi poi si interessa al periodo storico dell’Inquisizione e dei processi alle “streghe” vale la pena di inserirla tra le letture sul tema.
Ad ogni modo, in Germania Ludwig Bechstein è associato indissolubilmente alle fiabe con cui sono cresciute generazioni di tedeschi. Nel periodo in cui Bechstein era attivo, il Romanticismo prescriveva il recupero delle proprie radici e tradizioni, e furono moltissimi gli autori che andarono alla riscoperta delle antiche saghe e leggende. Spesso viaggiavano e si facevano raccontare dalla popolazione dei paesi e delle campagne le storie tramandate oralmente. Un caso a noi molto noto è quello dei fratelli Grimm, ma non furono gli unici. Bechstein, inoltre, era un grande viaggiatore che ha percorso la Germania in lungo e in largo, sino a giungere anche in Austria e in Tirolo, attingendo a storie, fiabe e saghe dalla viva voce degli abitanti del posto.
Nel
1845 Bechstein pubblica il primo libro di fiabe, il Deutsches
Märchenbuch
(Il libro delle fiabe tedesche) e nel 1856 il Neues
Deutsches Märchenbuch
(Il nuovo libro delle fiabe tedesche); di seguito, l'immagine di
copertina di una delle tante edizioni esistenti, pubblicata dalla
casa editrice DTV (1984) e contenente una selezione di quarantatré
fiabe.
In Italia le fiabe di Bechstein hanno conosciuto una certa fortuna di traduzione e pubblicazione specialmente nella prima metà del Novecento e, fino agli anni Settanta e Ottanta, sono state pubblicate anche nella collana delle fiabe sonore della Fabbri. Ma da diversi decenni vivono ormai nell’oblio: mancano, infatti, nuove edizioni che facciano (ri)scoprire questo autore davvero meritevole, dato che moltissime sue fiabe sono diverse da quelle presenti nelle raccolte dei fratelli Grimm, immancabili tra gli scaffali di biblioteche e librerie e sempre ripubblicate.
Ad attenderci ci sono personaggi misteriosi e affascinanti, come ne “L’ospitale testa di vitello”, o scaltri, come ne “Il fabbro di Jüterbog”, o ancora egoisti e incontentabili, come ne “La moglie e il marito nella brocca dell’aceto”, e tanti altri.
Secondo la migliore tradizione fiabesca, l’eroe deve sempre superare le tre fatidiche prove prima di convolare a nozze con la principessa di turno, ma anche quando c’è il lieto fine non siamo mai di fronte a testi sdolcinati o edulcorati, di modo che il bambino-lettore non abbia paura. La paura è un ingrediente fondamentale e il senso del pericolo incombente e dell’orrore verso il diverso e il mostruoso sono presenti rivelandosi una colonna portante dell’intreccio, topoi letterari imprescindibili che fanno parte del percorso di crescita dei protagonisti e, quindi, di quello dei giovanissimi lettori. Naturalmente, per i lettori adulti di qualunque età, le fiabe rappresentano una splendida lettura tutt’altro che fuori luogo. Uno svago, certo, ma anche un modo per riconoscere e riconoscersi nei conflitti della vita e dell’animo umano.
La voce tedesca di Bechstein nelle fiabe è particolarmente vivace e musicale; l’aspetto sonoro – attraverso l’uso di rime, assonanze, allitterazioni, onomatopee – è importante perché abbellisce il testo e lo rende particolarmente gradevole per una lettura ad alta voce, ma anche perché evoca suoni tetri o gioiosi oppure riproduce i versi degli animali. Perciò nel tradurre le fiabe è importante non solo tradurre il contenuto del testo, la trama, ma cercare di ricreare, là dove è possibile, effetti sonori uguali o simili affinché anche in italiano sia dato risalto al corpo sonoro del testo. È un’operazione spesso difficile perché una corrispondenza sonora tra tedesco e italiano non c’è quasi mai, però si può usare qualche trucco. Un piccolo esempio: trattandosi di fiabe non mancano le formule magiche, sempre in rima, proprio come nelle filastrocche; ed ecco che se in tedesco abbiamo:
dove la rima è formata da sticht (punge) e da nicht (non), una possibile soluzione può essere:
Rosa rosa rossa punge orsù,
ora mi vedi, ora non mi vedi più!
Con una piccola modifica, aggiungendo due paroline come “orsù” e “più”, creo una rima senza stravolgere il senso ma ricreando un effetto sonoro.
Veduta su Meiningen dal Bechstein-Weg (foto © Anna Maria Ferrari) |
Spero che questo viaggio in Turingia alla scoperta di Ludwig Bechstein e delle sue opere sia stato piacevole e vi do appuntamento al prossimo articolo in cui cambieremo luogo ed epoca.
Testo © Anna Maria Ferrari
Nota:
* Dall’introduzione di Ulrike Kindl, p. 6.
Per aprire la pagina dedicata alla rubrica "Bei Mondschein - Letteratura tedesca al chiaro di luna" e leggere i precedenti articoli cliccare qui
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